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Gattara tra il XII e il XIII secolo

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La prima notizia del castello di Gattara risale al 1145. Papa Eugenio III rinnova la protezione apostolica al monastero camaldolese di San Salvatore di Monte Acuto, detto poi di Montecorona, in prossimità d’ Umbertide. Tra i suoi possedimenti nel Montefeltro apparivano: “In comitatu Feretrano acclesiam sita im Monte Cislo cum sua pertinentia; eclesiam iuxta Montem Falconem, ecclesiam Sancti Salvadoris in Valle Vienni cum eorum pertinentiis; terram quae est in Sorbo, in Favulla, in baxio et ultra Petram Tifilam et in Valle Plena iuxta Miratoriam et in Castagnola, quae est iuxta Gattariam, cum omnibus rebus quae in eodem comitatu ipsi sancto loco pertinere videntur. ”

Gattara doveva già risultare un insediamento di una certo rilievo, considerato che viene menzionata non per segnalare una proprietà del monastero, ma come toponomastico.

Detto ciò si può ipotizzare che l’incastellamento di Gattara risalga al periodo a cavallo tra XI e XII secolo.

Nel 1209 Gattara risulta un feudo della chiesa dato in concessione alla potente famiglia dei conti di Carpegna dietro pagamento di un affitto, ciò lo si apprende dal "Liber Censuum" della Chiesa romana.

Nel XIII secolo la potenza dei conti di Carpegna "ora feudatari di Gattara" si trova nel periodi di massimo splendore ed entra in rapporto con le città della pianura romagnola. Nel 1216, i Carpegna partecipano, sotto la guida di Buonconte da Montefeltro, a favore di Rimini nella guerra contro Cesena e Bologna.

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In una probabile strategia di compattamento del proprio territorio, i Carpegna, nel 1221, concedono la libertà agli abitanti di Pietracuta per la somma di 600 lire ravennati e per altrettanti vendono i loro beni e diritti, salvo la loro residenza fortificata (palatium).  Ceduta Pietracuta nel 1223, acquistano per 1.100 lire ravennati il castello di Miratoio, il cui territorio comprendeva anche il castello di Belvedere (vicino a Pontepresale AR), andando a creare così un'unità territoriale ininterrotta tra Carpegna e Gattara.

Il possedimento di Miratoio tuttavia non è pacifico, infatti Guido di Miratoio, precedente signore dell’omonimo castello, nel 1232 stipula con il comune di Rimini una convenzione, che comprende le sue terre fra cui anche Miratoio nonostante non fosse più in suo possesso, trattato che i Carpegna avevano già concluso con Rimini, un mese prima. Nasce così un contenzioso poi sfociato in armi. Nello stesso anno il podestà di Rimini, con l'appoggio di 25 balestrieri inviati da Urbino, interviene per mettere pace fra i due contendenti. La vicenda si concluderà con la sconfitta della nobile famiglia di Miratoio che di li a poco si eclisserà.

Indubbia è la tendenza ghibellina dei conti di Carpegna nel XIII secolo nel 1226 Ranieri di Carpegna è il primo signore di Romagna a rendere omaggio all'imperatore svevo, nella dieta di Ravenna. Sempre nello stesso anno il medesimo conte scende in campo, contro la seconda Lega Lombarda affianco all'imperatore.

I forti i contrasti tra guelfi e ghibellini divampano in guerra in tutto il territorio feltresco, nel 1226 "cum sua forcia" il conte Ugo (di Carpegna) scende in campo assieme a Rimini e Ravenna contro la Guelfa Faenza, ma nel duro scontro il loro esercito viene messo in rotta.

Nel 1225 Ugo conte di Carpegna, fa parte del Consiglio dei piccoli, l'organismo collegiale più importante del comune Riminese. Dopo la guerra contro Cesena e Bologna combattuta dai Carpegna in appoggio del comune adriatico i rapporti con Rimini si consolidano ancora di più con una convenzione datata 1228.

L'accordo in sostanza consisteva in un’alleanza militare e accordi commerciali. Il 2 settembre 1232 viene firmata una nuova convenzione dal conte Ugo anche per conto del fratello Ranieri, che presumibilmente era impegnato per conto dell'imperatore, presso il comune di Montepulciano. 

In questo periodo mente Rimini cerca di neutralizzare il potere dei nobili dell'entroterra, costringendoli a diventare cittadini, questi ultimi cercano di impadronirsi del potere all'interno della città, notiamo infatti Ugo essere uno dei cittadini più influenti e autorevoli del comune adriatico.

Nel secondo trattato con Rimini, i conti di Carpegna, sono firmatari non più pro indiviso con i Montefeltro, infatti si nota che gli rimangono meno della metà dei castelli rispetto al 1228, tuttavia essi avevano allargato i suoi possedimenti ai territori e giurisdizioni dei castelli di Billi e Meleto, non che a certi uomini stanziati a Landeto, a Villa del Sorbo e a Sasso.

Nell'avvenuta divisione tra Carpegna e Montefeltro, si creano due scacchiere, i Montefeltro tenderanno ad espandersi verso Rimini e Urbino mentre i Carpegna verso la Toscana, pur mantenendo con il conte Ugo una politica verso la Romagna.

Forti dell'appoggio imperiale e alleati con le città Ghibelline della zona i conti di Carpegna, cercano l'espansione, o per acquisizioni matrimoniali, (1238 i Carpegna sono proprietari di metà del castello di Monteacuto in Tala, ricevuto per dote), oppure per conquista (nel 1240 i conti Ranieri e Guido sottraggono a Badia Tedalda, presumibilmente partendo da Gattara, i castelli di: S. Sofia, Cicognaia, Monte Rotondo, e il villaggio di Vill'Arsicci. Tuttavia temendo ritorsioni cedono, poco dopo, al conte di Montedoglio la meta di Arsicci, Monte Rotondo e la maggior parte degli altri beni badiali.

In seguito alla sconfitta di Parma 1248 subita dall'imperatore svevo Ferdinando II, alcuni signori romagnoli, vacillarono nella loro fede ghibellina passando dalla parte guelfa. Per i Carpegna è il caso del conte Ugo (che risiedeva a Gattara), per i Montefeltro Taddeo e per i Malatesta Mastin vecchio di Verucchio (questo repentino mutamento politico può essere anche inquadrato nella censura che papa Innocenzo IV, nel 1246, aveva scaglia a quei signori che avevano appoggiato l'imperatore contro la S. Sede.)

In questo contesto di nuove alleanze non si ha una situazione ben definita in casa Carpegna, ma pochi decenni dopo con la definitiva caduta della casata sveva (1266), vediamo che un ramo della famiglia assume il titolo di conte di Pietracuta e rimane di fede ghibellina, mentre un altro, di parte guelfa, assume il titolo di conti di Gattara.

Nel 16 dicembre 1248 i ribelli dell'imperatore occupano Rimini e cacciano i ghibellini, il Cardinale Ottaviano degli Ubaldini, Legato del Papa, intervenuto in appoggio dei guelfi richiama gli esuli, quindi anche i Carpegna di parte Guelfa (Ugo di Gattara) a cui vennero perdonati il 6 gennaio 1249 i trascorsi ghibellini e concessa loro la protezione apostolica. Sempre lo stesso anno Ugo viene proclamato podestà di Rimini.

Nel 1250 alcuni conti di Carpegna, protetti del papa, risultano impegnati in diversi incarichi ecclesiastici: Ranieri è podestà di Montefeltro, un anno dopo un figlio del conte Ugo di nome Ranieri è abbate del monastero di S. Gaudenzio di Rimini e l'anno seguente viene nominato abbate dell'illustre monastero di S. Ilario di Galeata.

Nel 1256 il conte Guido di Carpegna, celebrato da Dante Alighieri, in nome di tutta la parentela, (i fratelli Ranieri, Contuccio e lo zio Ugo) stipula un contratto di cittadinanza con Città di Castello. " 6 aprile … si confederarono contro la provincia di Massa, obbligandosi aiutarsi l'un l'altro con mille fanti et venti cavalli…" 

Una forza di mille uomini è il segno di quanto potente doveva essere la famiglia Carpegna nel XIII secolo.

Con i mutamenti politici seguiti la caduta sveva, anche se in ritardo rispetto alle citta, nel Montefeltro si diffonde una politica di liberazione dei servi della gleba con la nascita di liberi comuni. Nel 1269 i conti di Carpegna vendono al comuni di Penna e Billi il giuspatronato sulla pieve della Messa, assieme ad alcuni pascoli e alla giurisdizione sulla corte dei Billi.

Nel 1289 i Carpegna, affrancano gli abitanti di Bascio, ai quali viene venduto ogni bene posseduto in quella corte. Analogamente nel1294, vendono ai comuni di Penna e Billi ogni diritto su S. Lorenzo.

Nel 1278 tutti i nobili, e le città giurano fedeltà al nuovo imperatore Rodolfo d'Asburgo, tale giuramento verrà annullato pochi anni dopo facilitando l'opera di   sottomissione di tutto il territorio alla Chiesa.

Quest’ultima tuttavia nel 1292 riusciva difficilmente ad avere il pagamento del feudo di Gattara, nonostante le minacce di scomunica.

In questo periodo i Carpegna, nonostante abbiano predicati comitali differenti (Pietracuta e Gattara) e perseguono politiche diverse, hanno i beni ancora in comune. 

 

 

In questo complesso di diversità, odi e tensioni il conte Guido, di dantesca memoria, funge da mediatore risparmiando così ai Carpegna guerre intestine che però influenzeranno anche questa famiglia sul finire del XIII secolo

E' questa conflittualità la causa della definitiva scissione dei conti, che vedrà: Ramberto del fu Ugo mantenere il titolo di Carpegna e anche quello di Fiorentino; gli eredi di Rainaldo del fu Ranieri di qualificarsi con il titolo di conti di Gattara; e i successori di Guido di acquisire il predicato di conti di Pietracuta.

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FONTI

W. Monacchi, Archeologia e storia nella valle del Senatello 

W. Monacchi, Il Montefeltro 2

L. Donati, Studi Montefeltrani II

F. V. Lombardi, La contea di Carpegna

T. di Carpegna Falconieri, Studi Montefeltrani 2

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