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Storie di contrabbando tra Gattara e la Toscana

Fra ‘800 e prima metà del ‘900, il contrabbando di tabacco era una prassi abbastanza comune. Attenzione però! questo non va inteso facendo un paragone con il contrabbandi dei giorni nostri per esempio quello della cannabis, infatti non era vietato il consumo di tabacco. Il tabacco come è ancora oggi era soggetto a monopolio di stato e il costo delle sigarette era spesso proibitivo per le povere popolazioni del nostro territorio, inoltre il contrabbando permetteva un piccolo arrotondamento sui bilanci familiare. Quindi non va considerato il contrabbandiere di tabacco dei primi del ‘900 con lo spacciatore moderno.
A Gattara in Valmarecchia il tabacco veniva contrabbandato da Sansepolcro. 2 erano le tipologie di contrabbando; la prima, prevedeva il contrabbando di piantine di tabacco, che poi venivano coltivate in anfratti, sovente vicino alle carbonaie. Questa tipologia era meno comune sia per i rischi che avrebbe provocato la scoperta di piccole piantagioni di tabacco nei dintorni di Gattara sia perché per i fornitori (coltivatori di tabacco) era più difficile smerciare le piante che erano soggette, nel numero, a controlli del monopolio.
La seconda e più diffusa forma di contrabbando era il traffico di fogli, e qui narriamo la storia tramandatami da un abitante di Gattara.

 

 

 

 

 

 

 

 


La difficoltà di reperire le fogli era legata al fatto che gli agenti del monopolio facevano controlli sulla produzione. I controlli consistevano nel verificare quante piante di tabacco si coltivavano in una porzione di terreno, siccome le piante producevano più o meno lo stesso quantitativo di foglie e venivano piantate ad una distanza prestabilita si moltiplicava il dato ottenuto dalla porzione di coltivazione e si otteneva il totale di foglie che si ricavavano dall’intera piantagione. Tuttavia questo sistema non era infallibile, e non teneva conto delle due foglie più esterne del tabacco, e proprio queste foglie, di qualità inferiore rispetto al resto della pianta, venivano contrabbandate. In aggiunta si considerino anche i, soventi, furti notturni, poiché  per gli agricoltori era impossibile controllare l’intera piantagione, e perché spesso gli stessi coltivatori erano complici dei furti.
Una volta rimediate le foglie il contrabbandiere per occultarle le stendeva e la legava attorno al torace, sotto i vestiti quindi le portava a destinazione.
La foglia così spacciata non era però pronta per il consumo, perciò venivano arrotolate, in alcuni casi spruzzate di vino, legate all’estremità per via che non si srotolassero e fatte essiccare.
I consumatori spesso viaggiavano con questa treccia nascosta nel fondo di una confezione di tabacco del monopolio così che, se veniva fermato per un controllo e veniva trovato in possesso di cartine e fiammiferi poteva farla franca. Al bisogno il fumatore estraeva la treccia e con un coltellino che si portava appresso, immancabile in quel periodo, ne tagliava la quantità necessaria.
Le cartine non venivano spacciate, e venivano acquistate in tabaccheria, succedeva che in mancanza di queste si ripiegasse sulla carta di giornale (tremenda con tutti i suoi inchiostri) o meglio ancora sulla foglia più interna delle pannocchie.

 

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